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Si può fare. Si deve fare.

Viaggio nelle best practice per la sostenibilità nel mercato ittico

Il nostro mercato, quello dell’industria ittica, è cruciale per l’intera economia globale: non solo a livello di indotto economico, spostando enormi masse di capitale, ma anche a livello di materia prima (trattamento del mare e delle specie marine) e di capitale umano, sostenendo milioni di posti di lavoro.

Negli ultimi anni, però, la domanda di prodotti ittici a livello globale è cresciuta esponenzialmente, portando inevitabilmente al fenomeno della sovrapesca. Questi due fenomeni, uno conseguente all’altro, hanno prodotto una pressione molto più forte sulle risorse marine rispetto al passato. Tutto ciò, insieme alla sempre maggiore sensibilità nei confronti del tema della sostenibilità ambientale e sociale, ha creato un cortocircuito che dovrebbe portare le aziende a interrogarsi sul loro peso sull’ecosistema e sul loro ruolo nell’inversione di rotta che ormai sembra non solo inevitabile ma doverosa.

Cosa significa sostenibilità nell’industria ittica

La definizione di sostenibilità è, oggi, molto più ampia che in passato. Non ci si riferisce più al solo dato ambientale ma anche a quello sociale ed economico. In breve, oggi per parlare di sostenibilità dobbiamo parlare di criteri ESG che stanno per Environment, Social, Governance (tratta dalla definizione delle Nazioni Unite e dei suoi SDGs, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile). Un’azienda sostenibile, nella sua pratica quotidiana e nei suoi processi produttivi deve, cioè, tutelare il più possibile l’ambiente circostante, ma anche le persone interne ed esterne all’azienda e deve essere economicamente produttiva per evitare danni al sistema macroeconomico.

Questa è la definizione generale, ma invece cos’è la sostenibilità nell’industria ittica? Nel nostro caso specifico ci riferiamo a pratiche di pesca, acquacoltura, produzione, trattamento e distribuzione di prodotti ittici che non compromettano l’integrità dell’ecosistema marino, capaci di non “sprecare” energia né acqua, in modo rispettoso delle persone che lavorano per l’impresa e dei consumatori. In breve, anche, conservazione delle risorse ittiche, minimizzazione dell’impatto ambientale e assicurazione di condizioni di lavoro eque.

Perché è importante la sostenibilità nell’industria ittica e come si tutela

Non è solo importante, è vitale. La sostenibilità garantisce che le generazioni future abbiano accesso alle stesse risorse marine di oggi e che gli habitat marini conservino le specie, evitando l’estinzione.

Dunque, non è solo un fattore di maggiore competitività per l’azienda, come diremo anche dopo, ma è anche un dovere dell’azienda, in quanto soggetto produttivo del sistema e “cittadino” del mondo.

La tutela della sostenibilità in questo senso è data, a livello internazionale, da molte organizzazioni come la FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura) che ha stabilità linee guida e accordi a cui l’industria ittica deve attenersi. Volendo citare ancora gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, sono applicabili nello specifico alla nostra industria l’Obiettivo n. 14, Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile ma anche il n. 12, Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo.

Preferenze dei consumatori e indicatori di sostenibilità

Non solo dovere morale, umano e spinta normativa. A portare le aziende verso la sostenibilità ci sono anche le mutate preferenze dei consumatori. È ormai acclarata e palese la crescita della domanda di prodotti sostenibili in tutti i mercati: il consumatore non vuole più solo un buon prodotto ma anche un prodotto che sia lo stadio finale di un processo poco impattante su ambiente e persone e ancor di più, il consumatore vuole acquistare da un’azienda di cui condivide i valori e le responsabilità.

Dunque, molte aziende hanno avviato progetti e protocolli, spesso in partnership, con l’obiettivo di rivedere processi produttivi e utilizzo delle materie prime. Il nostro, nello specifico, si chiama Progetto 25 ed è in partnership con l’Università Parthenope di Napoli.

Ancora, molti consumatori si informano sulle certificazioni conseguite dalle aziende. Alcune, come noi, ad esempio, hanno conseguito la certificazione MSC (Marine Stewardship Council), garanzia di provenienza del prodotto da fonti sostenibili, fatto senza sovrapesca e nel rispetto della biodiversità marina.

Un altro importante indicatore di sostenibilità può essere la certificazione del bilancio su base volontaria o addirittura il bilancio di sostenibilità: quando questi due documenti ricorrono è più probabile che l’azienda sia trasparente anche in ambito ESG e che correttamente esponga il proprio impatto in modo veritiero.

Pratiche di pesca e tecnologie sostenibili

Passiamo alla parte più concreta adesso. Come abbiamo visto, ci sono diversi indicatori di sostenibilità che il consumatore può tracciare ma ne esistono anche altri più nascosti che hanno un peso rilevante sulla produzione. Un esempio può essere quello della pesca selettiva, una pratica che utilizza attrezzi che catturano solo le specie in target, impedendo la cattura anche di altre specie non in target. Rientrano in questo elenco anche i limiti di cattura, ovvero valutazioni scientifiche che fissano un numero massimo di pesci che possono essere catturati per preservarne la specie. Questo, ad esempio, è uno dei plus della pesca del baccalà.

Per completare questo breve elenco, possiamo citare anche la cosiddetta zonizzazione e le chiusure temporali, ovvero il perimetro di aree protette e di stagioni di pesca chiuse entro le quali non possono essere pescate alcune specie.

Parlando invece di tecnologia, è possibile incentivare la sostenibilità diminuendo gli sprechi anche con l’AI, l’intelligenza artificiale che non solo è capace di calcolare in modo molto più preciso limiti di produzione e individuare eventuali sprechi ma è anche in grado di monitorare le popolazioni di pesci e la produzione industriale tramite droni.

In conclusione, possiamo dire una cosa: la produzione e la distribuzione sostenibile di prodotti ittici non solo sono possibili, ma si devono fare. Per motivi di responsabilità sociale, per motivi di convenienza economica, per motivi di vantaggio produttivo: la sostenibilità, pur essendo vista da alcuni come una semplice spesa oggi è il fattore chiave per esistere sul mercato – e nel mondo – nel futuro.

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